Grecia, accordo all’Eurogruppo: uscita da piano di aiuti e alleggerimento del debito. Ma continua monitoraggio
Atene potrà posticipare di 10 anni, dal 2022 al 2032, il pagamento dei 110 miliardi di euro di prestiti ricevuti dal vecchio fondo salva-Stati Efsf. E si vede estendere di ulteriori 10 anni il 'periodo di grazia', quello in cui non scattano sanzioni se non si ripaga il prestito. Per accontentare Berlino, però, per i prossimi cinque anni rimarrà sotto stretta sorveglianza. Moscovici: "Crisi finisce stasera". Varoufakis: "Fanno il deserto e lo chiamano pace"
Dopo oltre sei ore di negoziato notturno la Grecia ha incassato dai creditori il via libera all’uscita dall’ultimo dei tre piani di salvataggio, accompagnati di fatto da otto anni di commissariamento. E, nonostante le resistenze della Germania, ha ottenuto anche misure per l’alleggerimento del debito, arrivato al 180% del pil. O almeno il suo allungamento. In base all’accordo raggiunto in Lussemburgo dall’Eurogruppo – la riunione dei ministri delle Finanze dell’area euro – Atene potrà infatti posticipare di 10 anni, dal 2022 al 2032, il pagamento dei 110 miliardi di euro di prestiti ricevuti dal vecchio fondo salva-Stati Efsf. E si vede estendere di ulteriori 10 anni il ‘periodo di grazia‘, cioè quello in cui non scattano sanzioni se non si ripaga il prestito. Per accontentare Berlino, però, il Paese continuerà per i prossimi cinque anni ad essere soggetto a uno stretto monitoraggio. Una soluzione che non piace all’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, secondo cui “chiamano alleggerimento del debito l’estensione della bancarotta greca fino al 2060”.
L’Eurogruppo ha concordato il pagamento di una quota finale di aiuti di 15 miliardi di euro, equivalenti alle ultime 88 riforme completate dalla Grecia nelle ultime settimane. Di questi, 5,5 miliardi sono destinati al servizio del debito e 9,5 miliardi andranno a garantire un “cuscinetto finanziario” di oltre 24 miliardi di euro per i 22 mesi successivi all’uscita di Atene dal programma. Il Paese ellenico si prepara ad uscire dalla tutela dei creditori a partire dal 20 agosto. Il governo Tsipras si è impegnato a mantenere un avanzo primario pari al 3,5% del Pil fino al 2022 e, in seguito, a rispettare le regole di bilancio Ue. Per la Commissione, spiega l’Eurogruppo nella dichiarazione diffusa nella notte, questo implicherà un avanzo primario in media al 2,2% del Pil nel periodo tra il 2023 e il 2060. Il Paese resterà comunque sotto la lente di Bruxelles, che attiverà la procedura di sorveglianza aumentata (Enhanced surveillance), con relazioni trimestrali sulla situazione economica e di bilancio della Grecia.
Secondo diverse fonti, i colloqui si sono prolungati perché Berlino ha mostrato resistenze fino all’ultimo minuto contro la riduzione del debito, misura ritenuta necessaria dai creditori per garantire la credibilità sui mercati finanziari. Per accontentare la Germania si è deciso appunto che alcune misure di riduzione del debito rimangano condizionate al proseguimento di ulteriori riforme, alcune delle quali da approvare nei prossimi mesi. E Atene nei prossimi cinque anni rimarrà sotto una sorveglianzamai vista prima dagli europei, molto più severa di quella messa in atto in passato per Portogallo, Cipro o Irlanda. “Questo rafforzato quadro di monitoraggio post-programma era necessario, ma non ci sarà alcun programma mascherato“, ha insistito Moscovici. Gli europei hanno anche pianificato di fare il punto sul debito greco nel 2032 e di concedere, se necessario, nuove misure di soccorso.
IL FATTO QUODITIANO